Negli ultimi anni lo scenario mondiale è stato segnato da mutamenti epocali indotti da fenomeni globali (Guarrasi, 2012; de Falco, 2023), a partire dalla crisi finanziaria del 2008 (Lucia, 2012; Dansero et alii, 2017) fino ad arrivare alla recente pandemia (De Vecchis, 2020) e al recentissimo conflitto russo-ucraino (Ricci, 2022). Essi si accompagnano ad un processo di cambiamento climatico (Bagliani et alii, 2019) che sta tuttora condizionando le principali scelte strategiche per lo sviluppo socio-economico nonché impattando su questioni di natura culturale e politica. Si è così profilato un contesto di forte instabilità ed evoluzione, il quale ha determinato profonde crisi sistemiche, in cui la dimensione locale sembra essere stata sopraffatta da tali emergenze di scala e portata globale (Cogliati Dezza, 2021). Si tratta di cambiamenti che certamente motivano una riflessione sugli impatti generati a livello locale (Lazzeroni, 2004; Tria, 2019); al contempo, mettono però in luce il verificarsi di un processo inverso in cui le comunità locali, e in particolare quelle delle aree marginali e rurali, svolgono un ruolo rilevante - e non passivo come potrebbe apparire ad una lettura più superficiale degli eventi - nel favorire oppure ostacolare questa evoluzione in atto in modo più o meno silente, lento e parallelo alle dinamiche di globalizzazione. Un percorso di sviluppo locale non può, quindi, prescindere dagli accadimenti che permeano il contesto globale al fine di individuare modalità e tempi con cui accoppiare le spinte esogene e i cambiamenti della situazione attuale a “risposte locali” capaci di migliorare la capacità di reazione delle comunità locali e la loro attitudine a co-costruire reti, opportunità, progetti di futuro (Dematteis, Governa, 2005; Bianchi, 2021). Lo sviluppo passa attraverso logiche partecipate, cooperative e aggregative che connotano oggi numerosi territori periferici o marginali (Cerutti et alii, 2021): per favorire il tipo di evoluzione sin qui tratteggiato, infatti, non basta ricorrere a nuove tecnologie, a partire da quelle digitali, o sviluppare necessariamente nuovi prodotti o servizi in grado di incidere sulla competitività e ripresa dei contesti locali, quanto piuttosto puntare su nuovi modi di concepire le relazioni tra le comunità e il “mondo fuori” così come tra chi vive e opera all’interno delle comunità. Tra i paradigmi-chiave che accompagnano le dinamiche in corso, quello della lentezza porta con sé “pensieri e parole” di sostenibilità, attenzione e consapevolezza, sia sul piano ecologico-economico che su quello sociale-personale, che possono condurre lungo sentieri di riflessione ampi e fecondi che fanno della lentezza un “progetto di territorio”. Essa è lo strumento, oltre che il fine, con cui dilatare i tempi, osservare gli spazi, assumere ritmi e valutare in modo corresponsabile attività da intraprendere. Lo stesso termine “sostenibile” viene declinato nelle accezioni di qualità, consapevolezza, lentezza, all’insegna di un cambiamento nella modalità di conoscenza, rappresentazione e messa in valore dei luoghi e delle comunità locali (Spagnoli, Varasano, 2023). A partire da queste considerazioni, il contributo si propone di approfondire l’analisi della “lentezza” secondo una metodologia di indagine qualitativa e centrata sull’individuazione di iniziative e progetti ritenuti significativi. Tre sono i binomi identificati come filtro di indagine, secondo cui la lentezza viene accoppiata al mondo rurale, a quello delle tecnologie smart e al turismo. Si tratta di prospettive che non profilano ambiti separati, quanto piuttosto che offrono sguardi geografici sulle dinamiche con cui la lentezza intesse storie e cammini nei territori marginali.

Il ruolo delle dinamiche slow nei processi di valorizzazione degli spazi marginali

Cerutti
2023-01-01

Abstract

Negli ultimi anni lo scenario mondiale è stato segnato da mutamenti epocali indotti da fenomeni globali (Guarrasi, 2012; de Falco, 2023), a partire dalla crisi finanziaria del 2008 (Lucia, 2012; Dansero et alii, 2017) fino ad arrivare alla recente pandemia (De Vecchis, 2020) e al recentissimo conflitto russo-ucraino (Ricci, 2022). Essi si accompagnano ad un processo di cambiamento climatico (Bagliani et alii, 2019) che sta tuttora condizionando le principali scelte strategiche per lo sviluppo socio-economico nonché impattando su questioni di natura culturale e politica. Si è così profilato un contesto di forte instabilità ed evoluzione, il quale ha determinato profonde crisi sistemiche, in cui la dimensione locale sembra essere stata sopraffatta da tali emergenze di scala e portata globale (Cogliati Dezza, 2021). Si tratta di cambiamenti che certamente motivano una riflessione sugli impatti generati a livello locale (Lazzeroni, 2004; Tria, 2019); al contempo, mettono però in luce il verificarsi di un processo inverso in cui le comunità locali, e in particolare quelle delle aree marginali e rurali, svolgono un ruolo rilevante - e non passivo come potrebbe apparire ad una lettura più superficiale degli eventi - nel favorire oppure ostacolare questa evoluzione in atto in modo più o meno silente, lento e parallelo alle dinamiche di globalizzazione. Un percorso di sviluppo locale non può, quindi, prescindere dagli accadimenti che permeano il contesto globale al fine di individuare modalità e tempi con cui accoppiare le spinte esogene e i cambiamenti della situazione attuale a “risposte locali” capaci di migliorare la capacità di reazione delle comunità locali e la loro attitudine a co-costruire reti, opportunità, progetti di futuro (Dematteis, Governa, 2005; Bianchi, 2021). Lo sviluppo passa attraverso logiche partecipate, cooperative e aggregative che connotano oggi numerosi territori periferici o marginali (Cerutti et alii, 2021): per favorire il tipo di evoluzione sin qui tratteggiato, infatti, non basta ricorrere a nuove tecnologie, a partire da quelle digitali, o sviluppare necessariamente nuovi prodotti o servizi in grado di incidere sulla competitività e ripresa dei contesti locali, quanto piuttosto puntare su nuovi modi di concepire le relazioni tra le comunità e il “mondo fuori” così come tra chi vive e opera all’interno delle comunità. Tra i paradigmi-chiave che accompagnano le dinamiche in corso, quello della lentezza porta con sé “pensieri e parole” di sostenibilità, attenzione e consapevolezza, sia sul piano ecologico-economico che su quello sociale-personale, che possono condurre lungo sentieri di riflessione ampi e fecondi che fanno della lentezza un “progetto di territorio”. Essa è lo strumento, oltre che il fine, con cui dilatare i tempi, osservare gli spazi, assumere ritmi e valutare in modo corresponsabile attività da intraprendere. Lo stesso termine “sostenibile” viene declinato nelle accezioni di qualità, consapevolezza, lentezza, all’insegna di un cambiamento nella modalità di conoscenza, rappresentazione e messa in valore dei luoghi e delle comunità locali (Spagnoli, Varasano, 2023). A partire da queste considerazioni, il contributo si propone di approfondire l’analisi della “lentezza” secondo una metodologia di indagine qualitativa e centrata sull’individuazione di iniziative e progetti ritenuti significativi. Tre sono i binomi identificati come filtro di indagine, secondo cui la lentezza viene accoppiata al mondo rurale, a quello delle tecnologie smart e al turismo. Si tratta di prospettive che non profilano ambiti separati, quanto piuttosto che offrono sguardi geografici sulle dinamiche con cui la lentezza intesse storie e cammini nei territori marginali.
2023
978-88-3618-250-3
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11579/172162
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